Considerazioni sulla Legge n.68/2015
a latere degli ecoreati sulla Collina di Sant’Iconio,nel Cilento.
di Rino Borriello
L’incendio doloso che ha distrutto i boschi e la macchia mediterranea presenti su più di tre ettari della collina di Sant’Iconio, sito di interesse comunitario nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, mi offre lo spunto per qualche considerazione sugli Ecoreati e sugli esiti della Legge ad essi pertinente, ovvero la n. 68 del 22 maggio 2015.
Nel caso citato, oltre agli incendi è stato commesso un reato ancor più grave ed irrimediabile: lo sventramento della collina, il che legittima la nostra speranza in pene severissime contro i mandanti di questi reati.
Infatti, la Legge n. 68/2015, segna una nuova metodologia di approccio culturale al tema della tutela ambientale, amplificando gli effetti introdotti con il recepimento della direttiva U.E 2008/99. Quest’ultima stabiliva le misure necessarie ad assicurare la punizione proporzionata e dissuasiva per i reati ambientali di maggiore gravità, ma nulla di più, così che gli illeciti ambientali venivano considerati non in base alla loro reale ripercussione sul mantenimento e sulle dinamiche evolutive degli ecosistemi e dell’ambiente, ma solo a titolo di illecito amministrativo le cui sanzioni, relativamente miti, cadevano assai spesso in prescrizione. Con la nuova legge, il termine di tutela viene esteso alla salvaguardia delle qualità e dell’equilibrio dinamico dell’ambiente,considerato anche nelle sue singole componenti: territorio, biodiversità,componenti paesaggistiche, ecosistemi, economia rurale, ecc.
Essa, annoverando una vasta gamma di delitti ambientali, dall’inquinamento ambientale al disastro ambientale, punisce, secondo una scala di gravità crescente, la compromissione o il deterioramento di singole componenti dell’ambiente fino all’irreversibile alterazione dell’equilibrio dell’ecosistema.
Ma c’è pure una novità di rilievo assoluto, quella che crea delle similitudini fra il contrasto alla criminalità organizzata e i delitti ambientali, quella cioè che inserisce la confisca obbligatoria del bene sequestrato, dei prodotti o dei profitti del reato o, dove ciò non sia più possibile, per equivalenza agli stessi, attraverso opere e misure atte al ripristino di quanto danneggiato.
Altri aspetti importanti della nuova legge riguardano le sanzioni per le aziende che attuino scelte produttive non in linea con la tutela ambientale, ordinamento quindi che diventa un valore di riferimento per le imprese e per le aziende operanti in contesti ecologicamente vulnerabili, nei quali il rispetto dell’ambiente diventa la condizione di uno sviluppo economico che sia compatibile con la limitatezza delle risorse per le generazioni future e per la tutela di tutti gli altri interessi economici ad esso correlati.
Ci attendiamo quindi che le opere di ripristino della collina di Sant’Iconio, si attuino nel più breve tempo possibile, anche per dar vita ad una tipologia di risposta che onori l’opera del compianto sindaco Vassallo, il cui sacrificio – emblematico per tutti gli operatori di “buona volontà” – non potrà ricevere un ossequio migliore che nel vedere attuate le linee guida del suo pensiero per lo sviluppo del suo territorio, dell’ambiente e della Legalità.
Agr. Rino Borriello
Le foto a corredo del presente articolo sono tratte da: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/02/02/foto/sventrata_la_pineta_di_sant_iconio_luogo-simbolo_del_cilento-157462135/1/#1